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SRI LANKA

Aggiornamento: 25 apr 2020

Per la sua posizione geografica chiamata “la lacrima d’India”, ma che per la sua bellezza l’unica lacrima è quella che lascia sui visi di chi riparte.



Chiunque abbia mai messo il naso fuori di casa sa che esiste una cosa che non mancherà mai in qualsiasi viaggio: i nostri compagni d’avventura. Non sono solo quelli che ci accompagnano, ma anche quelli che troviamo nella nostra meta. Ecco perchè sia che tu parta armato solo del tuo fido backpack o in gruppo, non puoi non fare un salto in Sri Lanka: terra di gente meravigliosa, disponibile e contagiosamente sorridente. Le persone incontrate nel nostro viaggio di 2 settimane nell’ex Ceylon meritano certamente la vetta della mia personale top ten.

Ma quest’isola vi sorprenderà anche per tante altre cose: le infinite spiagge di sabbia fine che lambiscono i vividi colori dell’oceano Indiano; un crogiuolo unico di religioni che vivono pacificamente animando luoghi di culto meravigliosi; la storie di reami e civiltà su cui poggia la cultura di un popolo che ha poi dovuto fare i conti con la dominazione portoghese, olandese, inglese e con una recente guerra intestina e logorante.

Tutto questo incastonato in un paesaggio che passa indifferente dalla rigogliosa giungla alla torrida savana, dalle sterminate risaie alle piantagioni di tè del centro-sud fino alle zone montuose del centro le cui valli custodiscono i segni di una storia millenaria.


Colombo. Preparatevi all’impatto con il clima torrido della capitale che vi accompagnerà se deciderete di tuffarvi nel brulichio degli stretti vicoli del mercato di Pettah. Solo qui potrete scrutare alti palazzi in costruzione di una città in espansione e in via di rapido sviluppo economico. Da Fort Railway Station parte poi il caratteristico treno che, passando lungo la costa sud, ci ha condotto a Galle. Godetevi queste 3 orette di viaggio su vagoni che senza porte sembrano volerti imporre la bellezza dei paesaggi che attraversano. Le persone che salgono e scendono in corsa rendono il tutto squisitamente caratteristico.


Galle e Mirissa. Il forte costruito dagli olandesi nel XVIII secolo domina sull’oceano e raccoglie una rete di viette con negozi e ristorantini sfiziosi. Se siete fortunati come noi, potreste anche assistere ad una partita di cricket dall’alto delle mura con il mare azzurro sullo sfondo. A questo punto del nostro viaggio la voglia del primo bagno era forte, così abbiamo preso il primo tuk tuk in direzione Jungle Beach. Qui un sentiero tra gli alberi abitati da simpatiche scimmiette si apre su una piccola baia, dove, tra un bagno e l’altro, ci siamo ritrovati a giocare a palla sulla spiaggia e poi a mangiare riso al curry con le mani invitati da alcuni ragazzi locali.

Mirissa è a poco meno di un' ora di treno e ospita una spiaggia da cartolina: palme, sole e mare blu fanno da palcoscenico alle gesta di surfisti d’ogni età. La sera qui diventa magica con la musica dei locali sul mare che offrono divertimento sotto il cielo stellato fino a tarda notte.


Yala National Park. Partenza alle 5 del mattino con la jeep di Jacob, direzione riserva naturale di Yala al sorgere del sole, che vanta un’ottima varietà di fauna in un contesto naturale eccezionale. Tuttavia 4 ore di safari ci han permesso di vedere ben pochi animali, oltre a un solo un elefante e una coppia di leopardi. Sembrerà paradossale ma è stato più semplice avvistare pachidermi viaggiando in auto da Yala a Trincomalee. Sarà difficile che possa dimenticare i paesaggi autentici di queste 9 ore di viaggio. Attraversare zone per nulla turistiche ci ha permesso di percepire il lusso dei luoghi inesplorati tra giungla, rari avamposti rurali e tramonti sulle risaie.


Trincomale-Uppaveli-Nilaveli. Le bianche infinite spiagge di queste località sono imperdibili. Qui il consiglio è di fare come noi: salire in barca con il buon Luis per un paio di ore di pesca, per poi farvi portare alla barriera corallina di Pigeon Island per fare snorkeling scortati da pesci di ogni colore, tartarughe marine e… squali! Non sono certamente bastate le rassicurazioni di Luis (che diceva che se la sarebbe vista lui con gli squali in caso di necessità) per far scendere l’adrenalina al cospetto di questi maestosi animali.

Se soggiornate a Trincomalee vi auguro di incappare come noi in una imponente celebrazione buddista presso il Kali Kovil Temple: uno sfavillio di colori tra le decorazioni del tempio e le ragazze in abiti tipici da perdere il senso del tempo.


Anuradhapura. Poche ma spericolate ore di viaggio con i caratteristici bus dell’isola ci hanno poi condotto nella città sacra. Qui abbiamo avuto l’intuizione della vacanza: noleggiare le bici e girare tra gli antichissimi reperti e dagoba dell’immenso sito.


Sigiriya. Il penultimo sgangherato bus del nostro viaggio ci ha portato poi a scoprire l’incredibile storia del re Kasyapa (477- 495 d.c.) che, dopo aver murato il padre fuggì sul famoso masso di Sigiriya per poi dar vita ad una civiltà i cui lasciti non potevano certamente mancare nel novero dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco.


Kandy. La nostra vacanza giungeva quindi al termine, ma non senza le ciliegine che Kandy riserva. Questa città è da considerarsi “la Mecca” del buddismo dal momento che è presente la famosa reliquia del dente di Buddha. Altra grande sorpresa è stato l’Helga’s Folly Hotel: dipinti d’ogni tipo sembrano prendere vita dalle pareti, strambi suppellettili inondano le aree comuni e le stanze, il tutto in un’atmosfera tra il cupo e il decadente, ma certamente suggestiva.

L’ultima tappa del viaggio è la medesima da cui siamo partiti. Stavolta però con la consapevolezza di aver visto luoghi e conosciuto persone uniche; la consapevolezza di aver trovato un’isola che per la sua posizione geografica viene chiamata “la lacrima d’India”, ma che per la sua bellezza l’unica lacrima è quella sui visi di chi riparte.




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